Giocare per Vincere o per Non Perdere? La Mentalità che Fa la Differenza

Scopri le tre mentalità con cui affrontiamo sfide, sport, lavoro e tecnologia: giocare per perdere, per non perdere o per vincere. Un’analisi utile per chi vuole affrontare con consapevolezza il futuro, anche con l’AI.


Giocare per vincere: la vera differenza sta nell’approccio

Hai mai pensato a come affronti le sfide, più che al risultato? Che si tratti di una partita a ping pong, di una riunione in azienda o della trasformazione digitale con l’intelligenza artificiale, tutto parte da una semplice domanda: Stai giocando per vincere, o per non perdere?

Monty parte da un’analogia sportiva per spiegare una dinamica molto più profonda, che riguarda mindset, psicologia e scelte strategiche nella vita e nel lavoro.


Le tre categorie di giocatori

Ci sono tre tipi di giocatori, e tutti noi, prima o poi, siamo stati uno di questi:

  1. Chi gioca per perdere – Sembra assurdo, ma accade. Capita quando entri in campo già sconfitto, perché l’avversario è troppo forte o perché hai già perso mille volte contro di lui. Lo fai anche senza accorgertene: ti autosaboti.
  2. Chi gioca per non perdere – È il classico approccio di chi ha tutto da perdere. Magari sei il favorito, la “testa di serie”, e giochi col freno a mano tirato. L’ansia ti blocca. Giochi in difesa, non in attacco.
  3. Chi gioca per vincere – La vera svolta. Non significa pensare solo al risultato, ma entrare nello stato mentale giusto: massima concentrazione, focus sulla performance, consapevolezza del processo. E, spesso, la vittoria arriva di conseguenza.

La mente ci gioca brutti scherzi

C’è una ragione scientifica dietro tutto questo: il nostro cervello è programmato per sopravvivere, non per eccellere. Siamo biologicamente più motivati a evitare le perdite piuttosto che a cercare il guadagno. È il concetto di loss aversion, studiato da Kahneman, che ci rende prudenti, se non addirittura bloccati.

Monty racconta un aneddoto interessante: durante la sua carriera sportiva, un mental coach gli chiese se durante una partita vedeva solo la sua metà campo o tutto il tavolo. Quando giocava per vincere, la sua percezione si espandeva. Quando aveva paura di perdere, si restringeva. Illuminante.


E nel lavoro? È la stessa cosa

Anche nel lavoro o nell’adozione dell’intelligenza artificiale, il pattern si ripete:

  • Chi agisce per non perdere, cerca solo di sopravvivere: riduce i rischi, taglia i costi, rimanda decisioni.
  • Chi agisce per vincere, invece, si chiede: “Quali opportunità posso cogliere da questo cambiamento?”

Non significa ignorare i rischi. Significa avere una visione più ampia, strategica, fondata su un mindset di crescita (growth mindset, direbbe Carol Dweck).


AI: sopravvivere o sfruttare le opportunità?

La rivoluzione dell’intelligenza artificiale è il terreno perfetto per applicare questo ragionamento. Molte aziende oggi sono ferme, paralizzate dalla paura di sbagliare. Altre, invece, si muovono con coraggio e visione, giocano per vincere.

Come? Investono in formazione, sperimentano, testano strumenti nuovi, fanno errori e imparano. Non si chiedono solo come evitare di essere sostituite, ma come diventare indispensabili nel nuovo contesto.


In sintesi: qual è il tuo mindset?

“Giocare per vincere non vuol dire ossessionarsi col risultato, ma entrare nel flow, concentrarsi sulla performance. Il resto viene da sé.”

Che tu stia allenando una squadra, guidando un’azienda, sviluppando una startup o affrontando un cambiamento personale, chiediti sempre da che parte stai.

Perché la verità è che, nella vita, come nello sport, se entri in campo solo per non perdere… molto probabilmente perderai.


E tu? In questo momento della tua vita, stai giocando per non perdere o per vincere?

Staff

Monty Staff