Quando si parla di “installazione facile in 3 minuti”, molti iniziano già a sudare freddo. È esattamente quello che è successo a Marco (nome di fantasia), quando la sua compagna ha acquistato un filtro dell’acqua da installare sotto il lavello della cucina.
Sulla scatola, una scritta rassicurante: “Easy installation in 3 minutes”. Tre minuti. Più facile di un caffè. Ma chiunque abbia mai provato a fare un lavoretto di fai da te in casa, sa che facile è una parola grossa. Specialmente per chi, come Marco, si considera “totalmente negato” in materia.
Il mito dell’autosufficienza (spoiler: non sempre funziona)
Forte della sua (finta) sicurezza, Marco decide di cimentarsi da solo. La compagna lo guarda, un po’ perplessa, e gli chiede se non sia il caso di chiamare un idraulico. Ma lui, con l’entusiasmo di Ben Stiller in “Ti presento i miei”, esclama: “I got this!”
Inizia così l’avventura. Video tutorial alla mano, strumenti pronti, una chiara idea in testa: staccare il tubo, inserire il filtro, riattaccare. Semplice. O almeno così sembrava.
Quando l’AI non basta: cervello sì, ma anche braccia
Per non fare disastri, Marco si affida all’intelligenza artificiale – sì, proprio ChatGPT, YouTube, tutorial vari – per capire ogni passaggio. Fa anche un piccolo miracolo: si ricorda di chiudere l’acqua prima di iniziare a smontare il tubo (cosa che molti dimenticano).
Ma c’è un dettaglio: dov’è la valvola dell’acqua? Dopo mezz’ora a cercare per tutta la casa, tra interruttori e valvole misteriose, scopre che si trova in garage. La chiude, si arma di chiave inglese e… inizia la vera odissea.
Spoiler: dopo 45 minuti non ha ancora svitato un tubo. E anzi, quando riapre l’acqua, comincia a perdere da sotto il lavello. Disastro. Alla fine, sconfitto, si arrende: “Chiamiamo l’idraulico.”
Il valore del professionista: rapidità, precisione, serenità
L’idraulico arriva. In 10 minuti esegue tutto il lavoro: svita, collega, pulisce, sistema. Tutto con strumenti perfetti, gesti rapidi, e persino un mini aspirapolvere per non lasciare sporco. Un altro mondo.
Marco guarda, ammirato. E lì scatta la riflessione: quanto tempo si perde a fare cose per cui non siamo capaci? Quanto ci ostiniamo a voler fare da soli, convinti che “tanto è facile”, finendo per perdere tempo e, spesso, fare danni?
Il tempo sprecato non si recupera
Questa esperienza diventa per Marco un punto di svolta. Non solo per la questione del filtro, ma anche per il lavoro e la vita in generale. Quante volte agiamo da dilettanti, anche sul lavoro? Quante volte pensiamo di risparmiare, e invece ci costa di più (in tempo, frustrazione, qualità del risultato)?
Nel suo caso, anche la creazione di contenuti sui social segue questa dinamica. Ha sempre fatto video “per passione”, senza un approccio sistematico o professionale. Ma ora si chiede: “E se affrontassi tutto con la mentalità di un vero professionista?”
Professionista o dilettante? Una domanda chiave
Alla fine, tutto si riduce a una domanda: “Sono un professionista o un dilettante?” Non conta solo l’esperienza. Conta l’approccio. L’impegno. La cura per i dettagli. La capacità di affidarsi a chi sa fare davvero, quando serve.
E in un mondo dove l’intelligenza artificiale può suggerirti cosa fare, ma non può ancora svitare i tubi (per ora), c’è un margine enorme per chi sa usare mente e mani, e per chi sceglie di lavorare con i migliori.
Monty Staff